La scena si ripete in migliaia di case italiane: nonni che osservano con apprensione i nipoti adolescenti trascorrere ore davanti allo smartphone mentre i libri restano chiusi, che assistono a risultati scolastici deludenti e percepiscono un’inquietante indifferenza verso il proprio percorso formativo. Quello che un tempo si risolveva con un richiamo all’importanza dello studio oggi sembra scontrarsi con un muro invalicabile. Ma la questione non riguarda solo la motivazione scolastica: tocca il cuore del rapporto intergenerazionale e richiede una comprensione profonda delle dinamiche che attraversano questa fase delicata della vita.
Perché gli adolescenti di oggi sembrano così demotivati
Prima di cercare soluzioni, occorre comprendere il contesto in cui crescono i ragazzi contemporanei. La ricerca neuropsicologica mostra che il cervello adolescente attraversa una fase di ristrutturazione profonda, con uno sviluppo non lineare tra sistemi deputati alla ricerca di novità e ricompense e le aree di controllo esecutivo e pianificazione a lungo termine, in particolare la corteccia prefrontale. Questo contribuisce a una minore capacità di valutare le conseguenze future e a una maggiore sensibilità alle ricompense immediate, soprattutto in presenza dei coetanei.
Questo significa che la difficoltà a proiettarsi nel futuro non è solo capriccio o mancanza di volontà , ma è in parte legata a caratteristiche neurobiologiche tipiche di questa fase di sviluppo. Non si tratta di un difetto da correggere, ma di una condizione temporanea che accompagna la maturazione cerebrale.
In secondo luogo, viviamo nell’epoca della gratificazione immediata: social media, videogiochi e piattaforme di streaming offrono ricompense rapide e frequenti come like, livelli e notifiche che attivano i circuiti della ricompensa dopaminergica. Questo può rendere intrinsecamente meno attraenti attività con esito differito come lo studio. Non si tratta semplicemente di pigrizia, ma di una competizione impari tra stimoli con profili di gratificazione molto diversi.
Il ruolo unico dei nonni nell’ecosistema educativo
I nonni occupano una posizione privilegiata e spesso sottovalutata. A differenza dei genitori, non sono investiti della responsabilità diretta della performance scolastica e questo li libera, almeno in parte, dalla dinamica del conflitto quotidiano. Possono essere confidenti, mentori, figure di riferimento che offrono prospettiva con un minor carico di giudizio immediato.
Studi condotti nel Regno Unito hanno mostrato che i bambini e gli adolescenti che mantengono un rapporto stretto e coinvolto con i nonni presentano migliori esiti emotivi e sociali, tra cui maggiore benessere soggettivo e migliori capacità di gestione delle difficoltà . Altri lavori indicano che il coinvolgimento dei nonni è associato a migliori competenze socio-emotive e a un maggiore senso di sicurezza nei ragazzi.
Questo capitale relazionale può diventare una leva importante anche per affrontare la questione della motivazione scolastica, perché la qualità della relazione con un adulto significativo è un elemento riconosciuto di maggiore resilienza e adattamento scolastico.
Strategie concrete per riaccendere l’interesse
Connettere il passato con il futuro attraverso le storie personali
Gli adolescenti imparano per modelli più che per prediche. Il ruolo degli adulti nella trasmissione di valori e comportamenti attraverso l’esempio è ben documentato dalla psicologia dello sviluppo. Raccontare le proprie esperienze di studio, lavoro, ostacoli superati e opportunità colte può essere più efficace di molti discorsi astratti sul valore dell’istruzione, purché si tratti di narrazioni autentiche che includano anche dubbi, paure e fallimenti e il modo in cui sono stati affrontati.
Un nonno che racconta di quando ha dovuto abbandonare gli studi e delle porte che si sono chiuse, o di come una particolare conoscenza acquisita gli abbia aperto possibilità inaspettate, crea connessioni emotive e senso di realtà che vanno oltre il semplice voto scolastico. Le storie familiari condivise rafforzano il senso di continuità e significato personale negli adolescenti, offrendo loro radici e direzione.
Identificare e valorizzare gli interessi nascosti
Spesso la demotivazione scolastica generale nasconde passioni specifiche che non trovano spazio nel curriculum tradizionale. La ricerca sulla motivazione scolastica indica che la percezione di rilevanza personale e di collegamento tra interessi individuali e compiti di apprendimento è un fattore cruciale per l’impegno.
Un adolescente che passa ore su YouTube potrebbe essere interessato al montaggio video, alla narrazione o alla comunicazione digitale. Un ragazzo immerso nei videogiochi può sviluppare interesse per la programmazione, il game design o gli aspetti psicologici della motivazione. Alcuni studi mostrano persino che i videogiochi possono offrire benefici cognitivi e sociali se utilizzati in modo equilibrato.

I nonni, avendo spesso più tempo e meno ansia da prestazione rispetto ai genitori, possono esplorare questi territori con curiosità genuina: “Cosa ti piace di questo gioco? Come funziona? Chi lo ha creato?” Domande aperte di questo tipo favoriscono il dialogo e possono trasformare il presunto “tempo perso” in terreno di esplorazione formativa.
Creare rituali di apprendimento positivi
Invece di focalizzarsi solo sui compiti non fatti, i nonni possono proporre momenti condivisi di scoperta: visitare un museo seguendo gli interessi del nipote, guardare insieme un documentario, leggere articoli su temi che lo incuriosiscono. Le esperienze culturali condivise in famiglia come visite a musei, lettura congiunta e discussioni su temi di attualità sono associate a migliori risultati scolastici e a un atteggiamento più positivo verso lo studio.
Alcuni nonni scoprono il potere del progetto comune:
- Cucinare piatti tradizionali, scoprendo la matematica nelle dosi, la chimica nelle reazioni e la storia nelle ricette
- Riparare oggetti insieme, applicando principi di fisica in modo concreto
- Documentare la storia familiare, esercitando ricerca, scrittura e organizzazione delle informazioni
Attività di questo tipo insegnano metodo, perseveranza e capacità di risolvere problemi senza etichetta scolastica formale, e la ricerca educativa le associa a una maggiore motivazione e comprensione profonda.
Quando lo scarso impegno nasconde altro
Non tutti i casi di demotivazione scolastica sono uguali. A volte dietro l’apparente disinteresse si celano difficoltà di apprendimento non diagnosticate, disturbi dell’attenzione, ansia da prestazione, sintomi depressivi o dinamiche relazionali problematiche con compagni o insegnanti. La motivazione autonoma diminuisce quando i bisogni psicologici di base di competenza, autonomia e relazione non sono soddisfatti, e ambienti scolastici percepiti come eccessivamente controllanti o giudicanti possono alimentare demotivazione e disagio.
I nonni possono offrire uno spazio di ascolto relativamente protetto dove queste difficoltà emergono più facilmente che nei confronti diretti con i genitori. Adulti significativi diversi dai genitori, come insegnanti, allenatori o nonni, possono agire come figure di supporto e ridurre il rischio di esiti negativi in presenza di stress.
Una conversazione non giudicante durante una passeggiata o un’attività condivisa può rivelare molto più di mille interrogatori al tavolo di cucina.
Coordinamento con i genitori: alleanza strategica
L’efficacia dell’intervento dei nonni si moltiplica quando si coordina con quello dei genitori, evitando contraddizioni e messaggi discordanti. Non si tratta di sostituirsi ai genitori o di criticarne le scelte, ma di offrire un supporto complementare. La coerenza tra messaggi educativi degli adulti di riferimento favorisce l’adattamento e riduce i conflitti in adolescenza.
Una comunicazione trasparente tra generazioni adulte è fondamentale: condividere osservazioni, strategie che funzionano, preoccupazioni. In alcuni casi i nonni possono fungere da mediatori, traducendo ai genitori ansie adolescenziali che faticano a emergere e spiegando ai nipoti le pressioni e le preoccupazioni genitoriali, contribuendo a ridurre i conflitti.
Accettare i propri limiti con serenitÃ
Nonostante tutti gli sforzi, è importante riconoscere che l’adolescenza comporta un percorso individuale che nessun adulto può controllare completamente. I nonni non sono responsabili dei risultati scolastici dei nipoti e il senso di impotenza che talvolta provano è comprensibile, ma non deve trasformarsi in senso di fallimento.
La ricerca sull’effetto protettivo delle relazioni familiari calde e stabili mostra che il fattore più importante nel lungo periodo non è la perfezione dei risultati scolastici, ma la presenza costante di adulti affettuosi e affidabili, che offrono sostegno anche nelle fasi di difficoltà .
Il valore più grande che i nonni possono offrire non è trasformare un ragazzo demotivato in uno studente modello, ma rimanere presenti, disponibili, affettuosi anche quando le cose non vanno come vorrebbero. Questa presenza costante, questo amore incondizionato, rappresentano una risorsa a lungo termine che i ragazzi tendono a ricordare e a portare con sé ben oltre qualsiasi voto scolastico.
La motivazione allo studio spesso arriva in tempi e modi imprevedibili. Seminare curiosità , offrire modelli positivi, creare spazi di dialogo e di esplorazione condivisa: queste azioni apparentemente piccole contribuiscono a costruire fondamenta solide su cui i ragazzi potranno appoggiarsi quando saranno pronti a riprendere in mano il proprio percorso formativo, anche in modi che nessuno aveva previsto.
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